Egli l'Uomo di Kevin Smith, un opera incompleta


Uscito ormai da parecchio per gli standard del serie Netflix, ovvero una mole dove qualità e quantità difficilmente vanno a braccetto, il sequel ufficiale del mitico He-Man ad opera di Kevin Smith è passato senza lasciare il segno.
Colpa principale non tanto del regista ma del target che per quanto specifico non era pienamente a fuoco ed è venuto il momento di parlarne.
È innegabile che He-Man sia conosciuto tutt'ora come un icona degli anni ottanta ed i fan volevano una nuova serie ma appunto la difficoltà di fare un seguito a oltre quarant'anni di distanza era alta così il colpo di genio si è rivoltato contro al povero Smith, così come per il Metal Gear Solid 2 di Kojima, infatti una serie su He-man dove Egli l'Uomo non c'è più ha colpito anche troppo duro.


Sarà che anche questo come il film dei Transformers per quanto fare morire il protagonista per passare il testimone sia una scelta saggia sulla carta per dare continuità ad una serie ormai decadente attirando un nuovo pubblico ciò ha nuovamente deluso tutti facendoli incazzare come delle vipere..
Infatti gran parte delle immagini promozionali e del trailer fanno parte di scene iniziali del primo episodio e di qualche flashback ed insomma sono un clickbait per attirare i vecchi fan illudendoli che troveranno quelle cose ma la realtà è ben diversa.


L'evoluzione dei personaggi ed il decadimento di Eternia mi sono piaciuti anche se lesbo Teela con i bicipiti del girl power più puro, quello becero in cui i maschi sono tutti viscidi o perdenti e solo le donne posso fare qualcosa di buono, mi ha infastidito dato che è praticamente l'opposto di quello che succedeva nella serie classica.
Ho trovato più godibile e scanzonato il nuovo She-Ra che si crea un immaginario alternativo e più color arcobaleno mentre il buon Kevin ha puntato sul trasformare personaggi ideati per vendere pupazzetti che non si facevano mai male nonostante le esplosioni ed i raggi laser in un ecatombe di morte e distruzione con drammi familiari a character dallo spessore di una foglia.


In cinque episodi c'è più trama che in tutta la serie classica ma è proprio questo a risultare stridente con l'idea che i fan classici, me compreso, si erano fatti di questo Revelation.
Ho trovato quasi grottesco che nel Paradiso di Eternia ci siano tipo sei persone in tutto, i detentori del potere morti salvando l'universo, mentre il buon Moss-Man ci spiega che la gente comune diventa concime per la foresta così che la vita continui distruggendo praticamente il concetto di spiritualità epic fantasy che una serie come Masters of the Universe dovrebbe avere.
Insomma si tratta certamente di un opera incompleta perché appunto la prima parte finisce lasciando con l'amaro in bocca e non solo per quello che succede ma per il fatto che in circa 125 minuti quello che dovrebbe essere il protagonista si vede per 40 secondi e tutto il resto sembra andare contro il naturale proseguimento della serie classica.


Peccato perché tecnicamente, sia per design ed animazioni così come il sonoro ed il doppiaggio italiano ed inglese, il lavoro svolto da Netflix è stato ottimo eppure non sono pienamente soddisfatto anzi sono quasi convinto che tutto sia stato fatto ad arte per ingannare e far sparlare i fan così da dare risalto al prodotto invece che cercare di portarlo avanti modernizzandolo.
In definitiva questo non è assolutamente il seguito del MOTU classico, forse più di quello del 2002 da cui ripesca anche diverse idee, e non vedo proprio come nella seconda parte possa tornare sui binari dato che si capisce che Kevin Smith vuole creare qualcosa di completamente nuovo ed allora mi chiedo perché non abbiano fatto fare a lui la nuova serie reboot invece di incasinare un seguito che tutti volevano canonico solo per rivedere He-Man in azione cosa che in Masters of the Universe Revelation non succede affatto.

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