Inizia il doppio episodio che porterà la nona stagione del Doctor Who scritto da Moffat in persona e questo non mi ha fatto presagire nulla di buono, però dopo averlo visto devo dire che come al solito ci sono un centinaio di incongruenze narrative e paradossi temporali ma sul finale si riprende benissimo e regala finalmente qualche emozione.
Dopo gli eventi successi negli scorsi episodi posso dire che guardando il quadro generela della storia essa ha una forma ben distinta anche se alcune storie sono davvero inutili ai fini della trama generale e servono solo a prendere tempo.
Dopo il suo arrivo nella prigione il Dottore esplora ed analizza il problema in cui è stato cacciato e ricorda ancora la morte di Clara ma non posso che essere soddisfatto di vedere ancora ed ancora Clara agonizzante perché se lo meritava.
Il mio odio per il suo personaggio è cresciuto nel corso dell’ottava stagione perché mi sono davvero reso conto che come companion Clara aveva esaurito tutte le sue frecce e non riusciva più a colpire il bersaglio in quanto non più ragazza impossibile ma solo ragazza figa amata dai fan e per questo tenuta a forza nonostante il suo compito sia finito con il tempo del Dottore snaturando così il personaggio sino a farmelo odiare.
Infatti il suo ritratto serve appunto a torturare psicologicamente il Dottore e tutto il castello è una trappola che si resetta in continuazione lasciandogli poco tempo per pensare ed agire mentre è braccato da un ombra affamata di verità.
Il fatto che tutto questo giri intorno all’Ibrido metà Dalek metà Signore del Tempo non mi ha stupito ma è un incongruenza ed una forzatura tipica di Moffat per collegare l’inizio della stagione con il finale senza usare tutto quello che è successo nel mezzo.
Il fatto che comunque Clara sia presente come fantasma d’incoraggiamento nella mente del Dottore quando si rifugia nel TARDIS dei suoi pensieri potevano evitarselo, ovvero non metterci realmente Clara ma far parlare il Dottore da solo così da renderlo più solo e disperato, ma la cosa alla fine funziona.
Quindi Heaven Sent è un episodio che dopo circa cinquanta minuti di perplessità riesce a dare il bianco negli ultimi cinque minuti con la rivelazione che tutto questo il Dottore lo ha già fatto svariate volte intrappolato in un loop creato da se stesso usando il teletrasporto come macchina per clonarsi e ripetere tutto un altra volta.
Così facendo a passato miliardi di anni a prendere a pugni un muro di Azbantio quattrocento volte più duro del diamante spesso sei metri per tornare a casa.
Il Dottore che si trascina agonizzante e riattiva il teletrasporto facendo partire un altro ciclo visto in pochi secondi dona al finale quel senso di deja vù ben fatto che dovrebbe avere una serie che parla appunto di viaggi nel tempo e fantascienza anche se lo spiegone per i neofiti non era necessario.
Si finalmente Moffat si è ricordato di tutta quella storia di Gallifrey e del fatto che il Dottore la stava cercando, come questo sia collegato al disco di confessione lasciato dal Dottore al Maestro e perché la sua prigione sia appunto il disco creato dal TARDIS è una di quelle incongruenze a cui pensi solo dopo e ti chiedi vivamente PERCHE’?
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