Recensione Code Vein, il "Dark Souls" degli anime


E' passto un bel po di tempo dal primo annuncio di Code Vein ed il gioco è migliorato parecchio anche se decisamente non è il sostituto dei Dark Souls come si augurava Namco Bandai.
Questo è dovuto principalmente ad un errore di fondo alquanto risaputo ovvero che il titolo è sviluppato dallo studio che ha realizzato i vari God Eater e proprio per questo si porta dietro un design ed un gameplay rodato ma ben distante dalle cupe atmosfere gotiche degli emuli dei Souls ma ciò in realtà è forse il motivo che mi ha spinto a prenderlo.
Se oltre alla recensione volete vedere il gameplay iniziale ecco qui sotto la mia prima partita a Code Vein su PS4.




Decisamente è tutto un altro impatto ed il design alla Tokyo Ghoul con i vampiri belli e dannati, vestiti dai pronipoti di Armani per i annati che non devono chiedere mai ed anche in un mondo post apocalittico possono essere stilosi, devo dire che Code Vein mi è piaciuto anche se ho dovuto giocarci ancora per entrare nel vivo.


Infatti le prime due-tre ore sono solo un mega tutorial ed il fatto che il nostro personaggio custom con il potere del VUOTO posso fare qualsiasi cosa, ovvero avere le specializzazioni degli altri personaggi e cambiarle all'occorrenza, è un po dispersivo e la narrazione come per God Eater fatica ad ingranare.
Eppure sono soddisfatto di questo gioco che si discosta molto dal sistema soulslike pur mantenendo una certa affinità con il miasma, cioè le anime dei Souls ed il sangue di Bloodborne, la stamina è decisamente più generosa e permette uno stile nettamente più action.


Il level design chiuso non mi dispiace e questo mondo a metà tra il gotico fantasy in stile anime ed il post apocalittico resta intrigante da vedere anche se molto scontato con scrigni nei vicoli ciechi e certi percorsi decisamente obbligati.
Insomma non è certamente Sekiro ma ha una storia e dei personaggi interessanti con cui parlare, sono ovviamente dei cliché mangosi ma personalmente preferisco questo ai canaloni vuoti e le mille cose vaghe da leggere nelle descrizioni degli oggetti.


Tecnicamente il titolo è decisamente sottotono per gli standard odierni ma grazie allo stile in cell shading non risente eccessivamente del gap mentre le musiche sono davvero belle, un misto rock che ti da la carica nei momenti d'azione e rende elettrizzanti certi intermezzi.
Le boss fight sono la parte migliore visto che i dungeon con il respawn quando ci si riposa dal vischio enfatizzano troppo il sistema da JRPG.
Infatti visto che si possono avere tute le abilità e che i parametri salgono costantemente ad ogni level up senza selezionarne uno il feeling è molto diverso dai Souls ma non per questo inferiore solamente perché non punta tutto sulla difficoltà estrema.


Code Vein è un prodotto decisamente di nicchia, incredibilmente di più dei Dark Souls, però il design accattivante ed una difficoltà alta ma non improponibile lo rendono più abbordabile ma meno desiderato dalla massa.
E' certamente un controsenso eppure l'essere più fruibile da tutti rende Code Vein lo allontana dall'utenza a cui Namco voleva rivolgerlo ma per me è invece un bene e mi ci sto divertendo molto a giocarlo.
Infatti anche da solo, un NPC per le missioni di coppia, si procede bene ed appena qualche mio amico lo prende sarà divertente giocare in co-op così come lo era con God Eater che è stato tanto sottovalutato, non fate lo stesso errore con Code Vein.

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