Uscito nel 1999, che allora sembrava il futuro dove ogni nuovo videogioco o diavoleria elettronica dal Giappone era vista come un dono degli dei, Garou mark of the Wolves segnava una svolta per la serie di Fatal Fury cercando di rilanciare il brand singolo e non la semplice carrellata di personaggi dei vari King of Fighters ci avevano abituati dal 94.
Rigiocarlo dopo tutti questi anni però mi trasmette ancora le stesse emozioni, un nuovo capitolo della saga che esplora gli eventi dopo la morte di Geese e pone suo figlio Rock al centro dell'azione dopo che è stato addestrato da Terry Bogard, proprio colui che l'ha sconfitto, dando al giocatore una nuova generazione di lottatori con cui cimentarsi.
Questo escamotage narrativo per rinverdire la serie era già stato usato da Street Fighter III, che paradossalmente nonostante la sua enorme qualità sia tecnica e di gameplay invece di aprire le porte a nuovi fan ha chiuso il brand in un silenzio decennale, ma poi ci sono stati anche Tekken 3 e Soul Calibur a percorrere questa strada fatta possibilità che alla fine riportano sempre in auge le vecchie glorie.
Infatti sebbene sulla carta sembri un idea geniale snellire le meccaniche di gioco proponendo nuovi personaggi che ereditano solo le cose migliori della precedente generazione ponendo le basi per un nuovo inizio ma i fan sono animali volubili che nonostante chiedano in continuazione cambiamenti alla fine non li accettano rimanendo ancorati al passato.
Dopo questo sproloquio per spiegare come mai nonostante Garou Mark of the Wolves sia un capolavoro dei picchiaduro 2D, sia per gameplay che per stile, non ci sono stati seguiti ma in realtà la colpa è della fine del Neo Geo e la morte virtuale in cui è caduta la SNK dopo i fasti dell'inizio anni 90 e quindi nonostante tutto, ed i due Maximum Impact, la saga di Fatal Fury è lentamente scemata.
Ma questo non ferma i fan sfegatati come me dal comprare al volo questo ennesimo porting su PS4 e PS Vita che riesce a reggere il passaggio degli anni anche se per un giocatore moderno, comunemente detto bimbominkia, non sarà il top della tecnica.
Eppure in questi pixel c'è l'amore di chi faceva giochi per passione creando picchiaduro di qualità con personaggi indimenticabili.
Chiudo dicendo che essenzialmente è un must buy per tutti coloro che vogliono giocare un gioco di qualità ed anche su PS Vita rende bene, il set dei trofei è condiviso, e la giocabilità resta alta nonostante sia più comodo un pad.
Rigiocarci mi ha fatto tornare in mente mille ricordi e tra una partita a Final fantasy XV e l'esplorazione di The Last Guardian mi sollazzo parecchio con questo ottimo picchiaduro della vecchia scuola.
Per chiudere ecco qualche immagine della gallary sbloccabile in game che racchiude delle piccole perle...
Casualmente sono 25 anni di Fatal Fury e sebbene avrei preferito un nuovo gioco anche questo porting e ben accetto, così come lo è stato The Last Blade 2, e spero che arrivino altri mitici titoli che hanno reso grande la SNK.
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