In questi giorni di festa, e visto che dello special natalizio del Doctor Who ho già parlato, questa domenica la recensione del giorno è slittata su quello che ho visto durante gli scorsi giorni e devo dire che Hack//Sign nonostante i suoi anni è invecchiato bene.
Nato nel 2002 ed arrivato in Italia con l'ondata degli anime su MTV, che anni splendidi quelli, la produzione nasce come videogioco diviso in quattro atti prodotto da Bandai, e che spero esca come #ps2ps4 a breve, mentre l'anime narra una storia diversa e più complessa.
Il bello di Hack, o meglio .Hack ( dot hack ), è che parlava di realtà virtuale e MMO anniprima del loro vero avvento, e del controverso Sword Art Online, partendo da un semplice concetto che con il sussegguirsi degli episodi porta rivelazioni e sorprese.
Si parte dal mondo virtuale di The World dove Tsukasa non riesce più a fare il log out e si ritrova a servire una misteriosa entità che gli conferisce poteri al di sopra del sistema stesso rendendolo capace di viaggiare tra i server di gioco come nessun altro giocatore può fare.
La prima parte della serie si focalizza però non su di lui ma sul gruppo che si crea per cercare di contrastare i suoi abusi in quello che sembra inizialmente un tentativo di hacking da parte di un utente e resta inconcepibile per chi vive The World come un videogioco da cui è possibile scollegarsi a piacimento tra una partita e l'altra.
Questo rende le prime puntate molto lente ma dona spessore ai personaggi e per questo credo che ancora adesso sia un prodotto valido e ben confezionato, il cofanetto DVD comprende anche Hack Luminalty che pone l'attenzione a quello che succede nel mondo reale mentre sempre più persone finiscono in coma dopo aver giocato al videogioco.
Quindi se non l'avete mai fatto guardate questa serie perché semplicemente è uno dei prodotti migliori sulla realtà virtuale e le implicazioni sociologiche dei MMO che possiate trovare in un anime.
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