Nel 2018 il concetto di amici di penna non esiste praticamente più ammorbati dai social network e da mille app e chat con cui parlare e condividere i propri pensieri con gente che spesso non vuole sentirli quindi un gioco che ha come tematica lo scambio di lettere tra due adolescenti è qualcosa di intrigante per un dinosauro come me.
Naturalmente √Letter è una visual novel nipponica arrivata su PS Vita e poi su PS4 nel 2016 che ho deciso di prendere sulla portatile Sony per giocarla nei miei viaggi da pendolare e questa è la recensione di quello che trovo un buon gioco con uno spiccato gusto per il passato, in tutti i sensi.
Le meccaniche di gioco sono quelle di un classico punta e clicca per le fasi di esplorazione/interazione con una valanga di testo e finali multipli a seconda delle scelte.
Diciamo subito che tali scelte sono semplicemente le risposte alle lettere ad inizio capitolo e quindi è davvero facile triggerare il finale voluto ma molto meno arrivarci.
Senza una guida, consiglio questa, è molto difficile passare le fasi investigative senza errori e come modalità mi ricorda parecchio Phoenix Wright in cui si interroga la persona trovando le falle nelle sue affermazioni.
La trama è semplice ma il suo dipanarsi no, Takayuki ritrova le lettere che scambiava con Aya Fumino quando era studente trovandone una ancora chiusa al cui interno la ragazza gli confessa di aver ucciso qualcuno.
Questo è il principio di ogni storia che andrà a modificarsi a seconda delle nostre risposte virando dalla maledizione soprannaturale al complotto del governo e devo ammettere che dei cinque finali solo due mi sono piaciuti e trovo sensati.
Come storyline i ragazzi di Kadokawa Games sono stati molto canonici e sebbene i capitoli alla ricerca dei compagni di scuola di Aya, nominati solo con i soprannomi ed i tratti distintivi la prima volta sia interessante poi diventa tedioso e per fortuna c'è l'opzione per skippare ed arrivare a fine capitolo velocemente senza dover rifare tutto.
Diciamo quindi che la differenza con la stilosità di produzioni come Steins Gate è evidente e Root Letter non è per tutti per questo anche io ho aspettato che fosse in saldo per prenderlo a pochi euro.
Senza una guida può essere molto impegnativo anche se certe sezioni sono palesemente guidate e bisogna fare quello che vuole il gioco, bisogna solo capire cosa, e muoversi per la città da un senso di finta libertà che appunto non è realmente presente.
Si tratta comunque di un gioco valido anche se non è presente un vero punto di forza e la produzione avanza per inerzia e principalmente per la voglia del giocatore di scoprire chi è davvero Aya.
Dopo il primo completamento si sbloccano delle subquest ma a parte trovare Shimaneko per il trofeo si tratta di cose alquanto noiose e la longevità generale va dalla 10 alle 20 ore a seconda di quanto si usi la funzione skip.
Le musiche non sono memorabili ma ho trovato le voci giapponesi molto piacevoli ed in definitiva se amate le storie d'amore con un po di mystery può divertire parecchio soprattutto se si è nostalgici come me perché forse la cosa migliore di Root Letter è quel senso di ricerca del passato e le atmosfere della prefettura di Shimane.
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