La mosta Stanley Kubrick fotografo - geishe e samurai al Palazzo Ducale


Il Palazzo Ducale di Genova ospita la nuova grande mostra dedicata alla breve ma straordinaria carriera di fotografo di Stanley Kubrick. 160 fotografie appositamente tirate con stampa al bromuro d’argento dai negativi originali conservati nella Look Magazine Collection del Museo della città di New York, realizzate da Stanley Kubrick dal 1945 al 1950 quando, a soli 17 anni, venne assunto dalla rivista americana Look.
Kubrick approda come collaboratore alla rivista Look grazie a una fotografia che ritrae un edicolante a New York il giorno della morte del presidente Roosevelt e dopo pochi mesi, appena diciottenne, ne diventa uno dei fotoreporter di punta.


L’esposizione, ideata da GAmm Giunti, curata da Michel Draguet, presentata lo scorso anno in prima mondiale nella prestigiosa sede dei Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique a Bruxelles, è coprodotta da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e da Giunti Arte Mostre Musei, in collaborazione con il Museum of the City of New York – che custodisce un patrimonio ancora in parte sconosciuto di oltre 20.000 negativi di Stanley Kubrick.


Una sezione raccoglie una scelta di ritratti che affrontano l’universo del ‘più grande spettacolo del mondo’ con una strepitosa serie di immagini dietro le quinte del circo, l’avventura delle prime star della televisione, e l’epopea del pugilato dove vediamo ritratto Rocky Giuliano, che cronologicamente fa da ponte fra la carriera di fotografo e l’inizio di quella di regista.


Questo qui sotto invece rappresenta uno dei pochi autoritratti del Kubrick fotografo che devo dire sembra un incrocio tra Mr Bean e Norman Bates e come molti altri uomini illustri è migliorato invecchiando.
Nonostante sia un suo grande fan non lo avevo mai visto così ed è un volto familiare ed alieno al tempo stesso che rimane davvero impresso nella mente per i suoi tratti inquietanti ed il suo sguardo torvo.


Tornando alla mostra che è possibile visitare dal martedì alla domenica dalle 10-19 devo dire che stata molto interessante, con le sue oltre cento immagini riesce a catturare un epoca ormai passata in cui un giovane Kubrick muoveva i suoi primi passi che lo avrebbero portato ad essere uno dei registi migliori di sempre e naturalmente uno dei miei preferiti.


Kubrick si è occupato di svariate cose per conto della rivista Look così da mostrare sia le strade della città sia momenti toccanti ma sempre con un occhio ed una percezione visiva fuori dal comune in cui si intravvedeva già la sua genialità.
In molte fotografie si vede la sua predilezione per i campi lunghi e le riprese dal basso verso l'alto che risultano anomale per un fotografo dell'epoca.


La mostra si snoda in una sala principale ed altre due secondarie che portano all'uscita dove si possono comprare i cataloghi ed alcune foto e cartoline a prezzo scontato per i visitatori della mostra, il catalogo ad esempio invece che 12€ ne costa solo 9.90€ e presenta anche molte altre foto non mostrate nell'esposizione.


Compreso nel biglietto di 10€ è possibile avere gratuitamente un audioguida che spiega alcune delle fotografie digitando il numero corrispondente così da avere informazioni utili sull'opera.
La  mostra è fruibile anche senza ma per avere piena conoscenza del contesto è meglio prendere questo aggeggio che funziona come un telefono per digitare i numeri ed ascoltare i commenti registrati.


Una delle serie fotografiche più belle e toccanti della mostra è  quella dedicata a Mickey il lustrascarpe, un ragazzo di strada che nel 1947 si guadagnava da vivere facendo un lavoro umile per potersi mantenere.
Uno spaccato di vita su cui Kubrick aveva fatto un servizio seguendo questo ragazzo per svariati giorni nella sua vita di strada.


Il Palazzo Ducale ospita anche una mostra per esplorare il Giappone e l’idea dell’uomo e della donna, sia nell’immaginario occidentale dell’Ottocento, che nelle reali condizioni socio-culturali del tempo.
Grazie a 125 stampe fotografiche originali realizzate dai grandi interpreti giapponesi ed europei di quest’arte, agli albori della storia della fotografia, fra il 1860 e i primissimi anni del Novecento è possibile avere uno spaccato di vita di un epoca perduta.



L’iniziativa genovese offre l’occasione di di approfondire un momento della fotografia nipponica passato sotto il nome di Scuola di Yokohama, caratterizzato dall’unione tra la fotografia, la forma artistica più d’avanguardia di quel tempo, con la tradizione delle grafiche giapponesi: una sinergia che ha portato alla realizzazione di stampe fotografiche su carta all’albumina delicatamente colorate singolarmente a mano da raffinati artigiani.



Uno stile fortemente riconoscibile, senza eguali nel mondo per la qualità dell’interazione fra la stampa all’albumina, la raffinatezza della ricerca fotografica e la finissima colorazione che, in alcuni casi, produce un risultato finale vicino a quello delle moderne fotografie a colori.
Infatti alcune stampe sono incredibili da vedere ed il pensiero che siano state colorate a mano le rende ancora più affascinanti.


In questo caso l'audioguida è indispensabile per capire a fondo un mondo lontano come il Giappone del Novecento e le informazioni date non sono solo inerenti all'opera raffigurata ma spiegano anche il contesto in cui i soggetti vengono raffigurati.


Nonostante il titolo geishe e samurai in questa mostra di samurai ce ne sono pochi anche perché il periodo storico è proprio quello del declino dei samurai in favore dell'occidentalizzazione del paese per passare alla rivoluzione industriale lasciandosi dietro appunto la cultura raffigurata in questo fotografie.



A realizzare tali capolavori furono artisti europei e giapponesi che risposero, innanzi tutto, al bisogno dei viaggiatori occidentali di portare con sé il ricordo di un paese che appariva loro per molti versi straordinario, nel momento irripetibile in cui la modernizzazione forzata dell’epoca Meiji (1868-1912) trasformava, a vista d’occhio, un mondo sostanzialmente medievale in una moderna nazione industriale.


Per chi volesse visitare entrambe le mostre, cosa che io consiglio caldamente, il Palazzo Ducale ha previsto un biglietto ridotto così da spendere solo 14€ per visitare con calma entrambe le attrazioni.
Direi che in circa un ora si può visitare la mostra di Kubrick mentre per questa è meglio affrontarla con calma perché ascoltare con attenzione l'audioguida è importante per capire a pieno il contesto dell'opera ed inoltre ammirare tutti i vari reperti richiede più tempo nonostante il numero inferiore visto che si tratta di opere da guardare con attenzione nei dettagli.


Una cosa che ho trovato scomoda nell'organizzazione della mostra è che per avere l'audioguida e fare eventuali acquisti di cataloghi, libri e cartoline, và effettuato nel padiglione adibito a Kubrick e poi bisogna tornare indietro per restituire l'audioguida, che viene rilasciata solo consegnando un documento d'identità da lasciare in "ostaggio", e poteva essere gestito meglio visto l'enorme spazio all'entrata della mostra delle geishe.


In definitiva entrambe le mostre mi sono piaciute e lasciano un buon ricordo nello spettatore, peccato solo che andandoci di domenica la città di Genova offra poche altre attrattive, visto che a parte i negozi dei cinesi e le grandi catene commerciali tutto il resto sia chiuso, ed anche fare un giro in via XX settembre risulta poco interessante.


Comunque consiglio di visitarle perché meritano e sono rimasto favorevolmente colpito da quella sul Giappone perché non mi aspettavo una tale maestria nel colorare fotografie sino a renderle vivide come quelle fatte quasi cento anni dopo, se amate il Giappone come me allora non rimarrete delusi.
E' stata una bella domenica e mi sento arricchito dentro, ultimamente al Palazzo Ducale stanno facendo cose molto interessanti e chi volesse andare a vedere queste mostre ha tempo sino al 25 agosto 2013.

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