Sebbene non sia esatto perchè Miike qualche donnina ce la mette sempre nei suoi film questo Dead or Alive non va confuso con quel altro Dead or Alive basato sul gioco della Tecmo, pieno di donnine e senza trama, qui la trama c'è anche se non ha molto senso ma più che altro c'è l'ultra violenza.
Dead or Alive si presenta come un film incentrato su una banda che cerca di ritagliarsi uno spazio nell'affollato mondo criminale del Giappone moderno.
Ci sono tutti i canoni del genere dalle esecuzioni, ai poliziotti corrotti, per finire con il duello finale tra il poliziotto ed il mafioso conditi con l'ultraviolenza tipica di Miike.
Il tutto sembra svolgersi abbastanza normalmente, a parte alcuni casi di gore estremo, e la pellicola potrebbe piacere anche agli appassionati di film polizieschi un pò crudi ma non sino in fondo.
E' qui sul finale che il genio del maestro del trash aspetta al varco lo spettatore che ormai pensa di avere capito come andrà a finire.
Il finale è semplicemente apocalitico.
Ora dopo aver visto ciò in molti sono rimasti basiti, non riesco ad immaginare la faccia di chi era andato a vederlo al cinema, la cosa più sorprendente è che Miike sia riuscito a fare una di Dead or Alive una trilogia basandosi solo sul concetto che i due attori protagonisti sono sempre gli stessi.
L'interpretazione di Riki Takeuchi e di Sho Aikawa sono magistrali, soprattutto quando sfociano nel nonsense tipo la scena del bazooka o quella degli spaghetti usciti dal cadavere.
Come note bisogna sapere che il finale fu nascosto ai produttori e rivelato soltanto il giorno delle riprese, interrogato sul perché il detective Jojima all'improvviso nel finale tiri fuori dal nulla unbazooka, Takashi Miike ha così risposto: Perché non dovrebbe avere un bazooka? Non è nelle fantasie di molti uomini avere un bazooka?
Miike colpisce duro e per chi ha il cofanetto della trilogia è bello d'obbligo vedere subito il secondo per togliersi la curiosità di come faccia a continuare.
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