Dead or Alive Final, la fine della non trilogia di Miike


Se già i primi due capitoli presentavano scene nonsense con questo Dead or Alive Final Miike riesce a superare se stesso.

In un futuro post apocalitico la terra è inospitale e la gente vive in città stato dove solo i ricchi e potenti possono permettersi di vivere agiatamente, avere servizi utili, androidi schiavi del sesso, e la possibilità di un futuro. Per vegliare su questo status quo la polizia schiaccia con pugno di ferro tutti i rivoltosi.

Ma ecco che tra le fila di un gruppo di dissidenti arriva un androide sopravvissuto alle vecchie guerre che ingaggia uno scontro mortale con l'agente speciale che dà la caccia ai ribelli.
 
Con queste premesse a metà strada tra Brazil e Blade Runner assistiamo nuovamente ad un cambio di ruoli e Riki Takeuchi che faceva il mafioso nel primo film adesso è il poliziotto e Sho Aikawa, sempre biondo come nel secondo film, interpreta l'androide ricercato.


Per questo capitolo finale della trilogia Miike ha fatto grande uso di effetti speciali con cui i due antagonisti ingaggiano duelli oltre la soglia umana, trasformando il genere da azione a fantascienza cyberpunk, e sono presenti molte scene di lotta che sostituiscono le sparatorie dei precedenti capitoli.
Tipo quando Ryo usa un tubo di ferro per rimandare indietro un proiettile e combatte a mani nude facendo cose incredibili.


Anche qui il finale è a dei livelli trash inarrivabili ed il nonsense regna sovrano.
Tra le cose che apprezzo di più ci sono i duelli coreografici e la nuova caratterizzazione dei personaggi.
Miike è riuscito nell'impresa di fare una trilogia con tre film diversi tra loro ma che analizzandoli meglio hanno molti punti in comune tra cui quello di stupire e innovare.

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